La musicologia liturgica
Tutti i papi, da san Pio X in poi, sono intervenuti con documenti o interventi per raccomandare l’importanza della musica sacra all’interno della celebrazione liturgica.
Il popolo cristiano è un popolo di cantanti; diceva Plinio il Vecchio che “Dio è il Dio di quelli che cantano”.
Ho voluto citare in maniera molto succinta i vari interventi degli ultimi papi che mi sembrano molto significativi e appropriati al sito che sto approntando.
I papi hanno parlato dei seguenti argomenti:
- compito ministeriale della musica sacra;
- la musica è parte necessaria e integrante della liturgia solenne;
- legame stretto fra musica e liturgia;
- preparare con cura la domenica;
- attenzione al canto dell’assemblea che deve ritrovare il primo posto;
- qualità dei testi e delle melodie;
- verità del canto sacro; cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio.
Secondo don antonio parisi:
Sono questi i temi e gli argomenti che svilupperò;
sono convinto che senza una seria formazione e preparazione non impareremo mai l’arte del celebrare.
Sessant’anni circa di riforma liturgica hanno aperto la strada ad una liturgia attenta al popolo e alla sua cultura.
Bisogna che la stessa attenzione che abbiamo avuto per la liturgia, la dovremmo organizzare anche per la musica sacra.
La buona volontà non va disgiunta da una sana ministerialità e professionalità.
La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d’inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne.
Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura, sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino.
Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri.
La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie.
Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, stabilisce quanto segue.
Concilio Vaticano II,
Sacrosanctum Concilium, n. 112
Oggi l’attenzione Nostra si rivolge ad uno dei più comuni, dei più difficili a sradicare e che talvolta si deve deplorare anche là dove ogni altra cosa è degna del massimo encomio per la bellezza e sontuosità del tempio, per lo splendore e per l’ordine accurato delle cerimonie, per la frequenza del clero, per la gravità e per la pietà dei ministri che celebrano. Tale è l’abuso nelle cose del canto e della musica sacra. Ed invero, sia per la natura di quest’arte per sé medesima fluttuante e variabile, sia per la successiva alterazione del gusto e delle abitudini lungo il correr dei tempi, sia per funesto influsso che sull’arte sacra esercita l’arte profana e teatrale, sia pel piacere che la musica direttamente produce e che non sempre torna facile contenere nei giusti termini, sia infine per i molti pregiudizi che in tale materia di leggeri si insinuano e si mantengono poi tenacemente anche presso persone autorevoli e pie, v’ha una continua tendenza a deviare dalla retta norma, stabilita dal fine, per cui l’arte è ammessa al servigio del culto, ed espressa assai chiaramente nei canoni ecclesiastici, nelle Ordinazioni dei Concilii generali e provinciali, nelle prescrizioni a più riprese emanate dalle Sacre Congregazioni romane e dai Sommi Pontefici Nostri Predecessori……
Essendo, infatti, Nostro vivissimo desiderio che il vero spirito cristiano rifiorisca per ogni modo e si mantenga nei fedeli tutti, è necessario provvedere prima di ogni altra cosa alla santità e dignità del tempio, dove appunto i fedeli si radunano per attingere tale spirito dalla sua prima ed indispensabile fonte, che è la partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa.
Questa però è tale materia che sempre vuol essere animata da vivacità di giovinezza, e da maturità di disciplina rispettosa delle prescrizioni, susseguitesi in questo mezzo secolo del Magisterium Musicae Sacrae.
Questa è successione di collaborazione al sacro rito, che non ammette languori, o stanchezze di vecchiaia. Nella partecipazione alla liturgia della Chiesa — riti e canti — è ben naturale che il movimento liturgico, fermo alla tradizione antica, prosegua in perfetta consonanza di freschezza perenne di voci, ed in fervore di cuori.
Dato il carattere proprio della Messa domenicale e l’importanza che essa riveste per la vita dei fedeli, è necessario prepararla con speciale cura.
Nelle forme suggerite dalla saggezza pastorale e dagli usi locali in armonia con le norme liturgiche, bisogna assicurare alla celebrazione quel carattere festoso che si addice al giorno commemorativo della risurrezione del Signore.
A tale scopo è importante dedicare attenzione al canto dell’assemblea, poiché esso è particolarmente adatto a esprimere la gioia del cuore, sottolinea e favorisce la condivisione dell’unica fede e del medesimo amore.
Ci si preoccupi pertanto della sua qualità, sia per quanto riguarda i testi che le melodie, affinché quanto si propone oggi di nuovo e creativo sia conforme alle disposizioni liturgiche e degno di quella tradizione ecclesiale che vanta, in materia di musica sacra, un patrimonio di inestimabile valore
Non conosciamo il futuro della nostra cultura e della musica sacra. Ma una cosa è chiara – asserisce Benedetto XVI –: dove realmente avviene l’incontro con il Dio vivente che in Cristo viene verso di noi, lì nasce e cresce nuovamente anche la risposta, la cui bellezza proviene dalla verità stessa”:
“Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto l’incontro con la verità, con il vero creatore del mondo.
Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è però anche chiaro che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede.”
Non conosciamo il futuro della nostra cultura e della musica sacra. Ma una cosa è chiara – asserisce Benedetto XVI –: dove realmente avviene l’incontro con il Dio vivente che in Cristo viene verso di noi, lì nasce e cresce nuovamente anche la risposta, la cui bellezza proviene dalla verità stessa”:
“Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto l’incontro con la verità, con il vero creatore del mondo.
Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è però anche chiaro che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede.”
Cari amici, anch’io vi incoraggio a continuare su questa strada. Essere Associazione è una risorsa: vi aiuta a generare movimento, interesse, impegno per meglio servire la liturgia. Associazione che non è protagonista o proprietaria di nessuna musica, ma che ha come programma l’amore e la fedeltà alla Chiesa.
Insieme potete meglio impegnarvi nel canto come parte integrante della Liturgia, ispirandovi al modello primo, il canto gregoriano. Insieme vi prendete cura della preparazione artistica e liturgica, e promuovete la presenza della schola cantorum in ogni comunità parrocchiale.
Il coro infatti guida l’assemblea e – con i suoi repertori specifici – è voce qualificata di spiritualità, di comunione, di tradizione e di cultura liturgica.
Vi raccomando di aiutare a cantare tutto il popolo di Dio, con partecipazione consapevole e attiva alla Liturgia. Questo è importante: la vicinanza al popolo di Dio.
Vari sono i campi del vostro apostolato: la composizione di nuove melodie; promuovere il canto nei Seminari e nelle Case di formazione religiosa; sostenere i cori parrocchiali, gli organisti, le scuole di musica sacra, i giovani.
Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio.
È un privilegio, un dono di Dio esprimere l’arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri.
Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l’avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto.
Cari amici, anch’io vi incoraggio a continuare su questa strada. Essere Associazione è una risorsa: vi aiuta a generare movimento, interesse, impegno per meglio servire la liturgia. Associazione che non è protagonista o proprietaria di nessuna musica, ma che ha come programma l’amore e la fedeltà alla Chiesa.
Insieme potete meglio impegnarvi nel canto come parte integrante della Liturgia, ispirandovi al modello primo, il canto gregoriano. Insieme vi prendete cura della preparazione artistica e liturgica, e promuovete la presenza della schola cantorum in ogni comunità parrocchiale.
Il coro infatti guida l’assemblea e – con i suoi repertori specifici – è voce qualificata di spiritualità, di comunione, di tradizione e di cultura liturgica.
Vi raccomando di aiutare a cantare tutto il popolo di Dio, con partecipazione consapevole e attiva alla Liturgia. Questo è importante: la vicinanza al popolo di Dio.
Vari sono i campi del vostro apostolato: la composizione di nuove melodie; promuovere il canto nei Seminari e nelle Case di formazione religiosa; sostenere i cori parrocchiali, gli organisti, le scuole di musica sacra, i giovani.
Cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio.
È un privilegio, un dono di Dio esprimere l’arte musicale e aiutare la partecipazione ai divini misteri.
Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l’avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto.