La Musica Liturgica oggi in Italia
Il problema, perché si tratta di un problema ampio, contrastato, problematico, va inserito nel
vasto panorama della situazione della musica in genere oggi in Italia.
Nell’organizzazione scolastica ancora non è chiaro il posto occupato dalla musica.
PRIMO Punto di Partenza
Da una parte, l’insegnamento ufficiale della musica nelle scuole di ogni ordine e grado sta attraversando un capovolgimento epocale: scuola primaria senza un progetto curricolare di tale materia; scuole medie con docenti musicali privi delle moderne didattiche e, dove si opera bene, il tutto è lasciato all’estro di qualche musicista attento; i nuovi licei privi di qualsiasi insegnamento musicale, invece sono stati attivati soltanto 30 nuovi licei musicali; presso l’università la materia è presente soltanto in qualche facoltà, naturalmente con finalità storiche e musicologiche, di ricerca e di approfondimento.
Nei Conservatori di musica, sono circa 70, ancora si va alla ricerca di percorsi formativi validi e riconosciuti, ci si destreggia tra primi e secondi livelli, ordinamentali gli uni e sperimentali gli altri, ma non dappertutto è così.
Ultimamente hanno chiuso i corsi tradizionali, però hanno inventato dei corsi propedeutici per accedere ai livelli. E tutto ciò è lasciato alla libera e autonoma sperimentazione dei singoli conservatori. Insomma una confusione interminabile, iniziata nel 1999 con la legge 508 di Riforma dei Conservatori.
Ultimamente, bisogna considerare anche il taglio del Fondo unico per lo spettacolo nei confronti dei teatri, della lirica, di associazioni varie e orchestre e ne vien fuori un quadro completo di estrema indigenza e precarietà.
La situazione della musica in chiesa
In tale quadro laico della situazione musicale in Italia, si inserisce appunto, il problema della musica sacra.
Alcune premesse mi sembrano indispensabili. Quella che vi esporrò, è una lettura personale e parziale dello stato odierno della musica liturgica, anche se osservata da un posto privilegiato qual è quello dell’Ufficio Liturgico Nazionale.
Analisi locali penso siano state elaborate, ma non si riesce ad avere una mappa completa per svariati motivi: situazioni ecclesiali diversificate, non esiste un unico percorso di pastorale della musica, alcune Diocesi sono attrezzatissime in questo campo, altre invece lasciano tutto alla spontaneità e al volontariato più consumato.
Una costante però è presente: dove opera un responsabile diocesano della musica sacra preparato sia professionalmente che liturgicamente, la pastorale della musica e del canto ha una vita dignitosa e accettabile. (Cito solo alcune realtà, così da non rimanere nel vago: Torino, Milano, Reggio Emilia, Modena, Cremona, Trento, Trieste, Macerata, Cerignola, Bari, Palermo, Messina, ecc.). In tali Diocesi, funziona una scuola diocesana per animatori musicali, opera un coro diocesano per le celebrazioni diocesane, esiste un ufficio per la musica sacra, vengono organizzati concerti vari di carattere spirituale, corsi estivi per animatori, momenti di approfondimenti con autori e musicisti, varie pubblicazioni per la formazione, libro del repertorio di canti diocesano.
Io vi racconto ciò che vedo in giro, ciò che ascolto in alcune conversazioni; rilevo alcune istanze che mi vengono indirizzate, esamino alcune domande che mi rivolgono: da tutto ciò ho elaborato mie personali opinioni che vi comunico.
- Continua, anche se in modo meno plateale, l’infinita discussione sulla musica sacra e sul modo di intendere la riforma del canto e della musica voluta dal Vaticano II. Da destra e da sinistra c’è una sparuta minoranza di musicisti che pretendono di strattonare la riforma alle proprie ideologie, ai propri stilemi compositivi, alle proprie scelte musicali.
- D’altro canto si nota una schiera di musicisti attenta e desiderosa di imparare, una fioritura di pubblicazioni, di interventi vari, di corsi e incontri, che in quest’ultimo decennio circa, hanno approfondito e chiarito il vero senso della riforma liturgica.
- Un altro aspetto positivo è dato dalla sedimentazione di un certo repertorio ormai patrimonio comune di molte assemblee; repertorio dignitoso, musicalmente accettabile e ritualmente situato. Anche i testi dei canti fanno riferimento con più attenzione al rito, alla Bibbia, alla teologia. Tali canti sono confluiti nel Repertorio Nazionale di Canti Liturgici approvato dalla Cei e pubblicato nel 2009.
- E che dire della editoria musicale: meno presente per quantità, ma più attenta al rito, più indirizzata a progetti liturgici ben chiari e definiti. Non si può ottenere tutto e subito, specie in questo settore nuovo e in continua ricerca.
Il Progetto dell’Ufficio Liturgico Nazionale
Vorrei, brevemente illustrarvi il lavoro del settore musica, dell’ULN della CEI.
L’obiettivo prioritario è quello di avere in ogni Diocesi un responsabile preparato, che si occupi dell’Ufficio di Musica Sacra.
All’interno dell’ufficio opera una consulta nazionale di musica sacra, formata da 19 rappresentanti delle 19 Regioni ecclesiastiche presenti in Italia, in più sono presenti alcuni esperti del settore.
- L’Ufficio Liturgico Nazionale, attraverso la sua sezione di musica liturgica, da circa 15 anni ha elaborato un sistema di formazione rivolto agli operatori di musica per celebrare. È nato 16 anni fa il Corso di Perfezionamento Liturgico-Musicale (Coperlim), indirizzato a musicisti diplomati presso i Conservatori di Musica, operanti all’interno delle varie parrocchie italiane. Lo scopo di tale Corso è di preparare i futuri responsabili della musica liturgica all’interno dei rispettivi Uffici Diocesani, preparare i direttori dei cori diocesani e i professori delle scuole e istituti diocesani di musica sacra. Le varie materie di insegnamento spaziano dalla liturgia alla musicologia liturgica, conoscenza di repertori, vocalità liturgica e direzione di coro, pastorale del canto e della musica, animazione e regia della celebrazione, pedagogia del canto per la celebrazione, celebrazioni varie, a cui si aggiungono incontri con musicisti e altre attività. Il Corso dura due anni ed è articolato in tre sessioni di studio, luglio – gennaio – luglio, al termine delle quali, previo esame, si consegue un diploma riconosciuto dalla Facoltà del Laterano e dalla Cei. In 16 anni di attività il Corso è stato frequentato da circa 250 maestri; 70 musicisti hanno terminato il corso diplomandosi con una tesi finale e, di questi, una ventina sono impiegati nelle Diocesi di provenienza. Dopo tanti anni di attività, abbiamo notato che là dove questi maestri operano, c’è stata una svolta importante nell’animazione liturgica diocesana e parrocchiale. Questo Corso è un livello alto di formazione, come avete notato, per frequentare il quale è richiesto un diploma di Conservatorio.
- Perciò si è pensato, tre anni fa, di organizzare anche un corso di base per animatori musicali parrocchiali, aperto a tutti. La novità di questa proposta è data dal fatto che è un corso erogato on line; praticamente attraverso una connessione internet è possibile seguire da casa lezioni, seminari, chat, scaricare materiali didattici e confrontarsi con gli altri alunni, attraverso lo scambio di esperienze e opinioni. Le materie presenti on line sono: liturgia, musica per celebrare, lettura della musica, vocalità liturgica, organo. Naturalmente si tratta di un primo livello di formazione che andrebbe integrato con la frequenza di una vera scuola di musica. I riscontri positivi, oltre 300 iscritti, ci confermano la bontà e l’utilità di un tale approccio.
- Infine, a completamento del Progetto Musica Liturgica, l’anno scorso è partito un nuovo corso di Direzione di un Coro Liturgico, indirizzato ai direttori di coro delle nostre parrocchie. Il Corso ha lo scopo di formare i tanti direttori che operano sul territorio, cercando di dare loro competenze liturgiche, direttoriali, didattiche. Anche questo è un corso di alta formazione, per la frequenza del quale si richiede un diploma del Conservatorio o del Coperlim; il corso ha la durata di due anni, si svolge durante il mese di luglio per un totale di 70 ore, e si conclude con un tirocinio ed un esame finale. Quaranta, al momento, gli iscritti e due gli istruttori, eccellenti didatti e maestri di coro, Marco Berrini e Marina Mungai.
Altre e più precise informazioni si possono reperire sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale (www.chiesacattolica.it/liturgia).
Il Progetto dell’Ufficio Liturgico Nazionale
Vorrei, brevemente illustrarvi il lavoro del settore musica, dell’ULN della CEI.
L’obiettivo prioritario è quello di avere in ogni Diocesi un responsabile preparato, che si occupi dell’Ufficio di Musica Sacra.
All’interno dell’ufficio opera una consulta nazionale di musica sacra, formata da 19 rappresentanti delle 19 Regioni ecclesiastiche presenti in Italia, in più sono presenti alcuni esperti del settore.
- L’Ufficio Liturgico Nazionale, attraverso la sua sezione di musica liturgica, da circa 15 anni ha elaborato un sistema di formazione rivolto agli operatori di musica per celebrare. È nato 16 anni fa il Corso di Perfezionamento Liturgico-Musicale (Coperlim), indirizzato a musicisti diplomati presso i Conservatori di Musica, operanti all’interno delle varie parrocchie italiane. Lo scopo di tale Corso è di preparare i futuri responsabili della musica liturgica all’interno dei rispettivi Uffici Diocesani, preparare i direttori dei cori diocesani e i professori delle scuole e istituti diocesani di musica sacra. Le varie materie di insegnamento spaziano dalla liturgia alla musicologia liturgica, conoscenza di repertori, vocalità liturgica e direzione di coro, pastorale del canto e della musica, animazione e regia della celebrazione, pedagogia del canto per la celebrazione, celebrazioni varie, a cui si aggiungono incontri con musicisti e altre attività. Il Corso dura due anni ed è articolato in tre sessioni di studio, luglio – gennaio – luglio, al termine delle quali, previo esame, si consegue un diploma riconosciuto dalla Facoltà del Laterano e dalla Cei. In 16 anni di attività il Corso è stato frequentato da circa 250 maestri; 70 musicisti hanno terminato il corso diplomandosi con una tesi finale e, di questi, una ventina sono impiegati nelle Diocesi di provenienza. Dopo tanti anni di attività, abbiamo notato che là dove questi maestri operano, c’è stata una svolta importante nell’animazione liturgica diocesana e parrocchiale. Questo Corso è un livello alto di formazione, come avete notato, per frequentare il quale è richiesto un diploma di Conservatorio.
- Perciò si è pensato, tre anni fa, di organizzare anche un corso di base per animatori musicali parrocchiali, aperto a tutti. La novità di questa proposta è data dal fatto che è un corso erogato on line; praticamente attraverso una connessione internet è possibile seguire da casa lezioni, seminari, chat, scaricare materiali didattici e confrontarsi con gli altri alunni, attraverso lo scambio di esperienze e opinioni. Le materie presenti on line sono: liturgia, musica per celebrare, lettura della musica, vocalità liturgica, organo. Naturalmente si tratta di un primo livello di formazione che andrebbe integrato con la frequenza di una vera scuola di musica. I riscontri positivi, oltre 300 iscritti, ci confermano la bontà e l’utilità di un tale approccio.
- Infine, a completamento del Progetto Musica Liturgica, l’anno scorso è partito un nuovo corso di Direzione di un Coro Liturgico, indirizzato ai direttori di coro delle nostre parrocchie. Il Corso ha lo scopo di formare i tanti direttori che operano sul territorio, cercando di dare loro competenze liturgiche, direttoriali, didattiche. Anche questo è un corso di alta formazione, per la frequenza del quale si richiede un diploma del Conservatorio o del Coperlim; il corso ha la durata di due anni, si svolge durante il mese di luglio per un totale di 70 ore, e si conclude con un tirocinio ed un esame finale. Quaranta, al momento, gli iscritti e due gli istruttori, eccellenti didatti e maestri di coro, Marco Berrini e Marina Mungai.
Altre e più precise informazioni si possono reperire sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale (www.chiesacattolica.it/liturgia).
Prospettive per il futuro
Alcune conclusioni e proposte operative per il futuro.
Formare! formare! formare!
Formare i formatori e i docenti.
Formare i seminaristi e i religiosi.
Formare i sacerdoti e i vescovi.
Formare gli organisti, i direttori, i cantori, i vari strumentisti.
Occorre che nel piano pastorale diocesano annuale, siano previsti corsi per la formazione dei musicisti di chiesa.
In ogni parrocchia dovrebbe essere presente l’incaricato del canto, insieme a quello della caritas e della catechesi. Bisogna istituire, in ogni parrocchia, il ministero di fatto dell’animatore musicale della liturgia.
Investire forze ed energie nella formazione dei responsabili musicali delle nostre chiese. Il livello della preparazione degli animatori musicali deve innalzarsi sempre di più; va bandita dalle nostre chiese l’incompetenza, la faciloneria, la impreparazione. Bisogna investire energie e soldi in questo settore della formazione musicale. È l’unica strada che darà frutti duraturi, già li stiamo raccogliendo. E tale preparazione la si acquisisce con scuole diocesane e istituti diocesani di musica sacra e con tutta una serie di iniziative varie: corsi estivi, giornate di studio, seminari di lavoro, fascicoli, libri, riviste e pubblicazioni varie.
- Nessuna nostalgia sentimentale per il passato o rimpianto delle cipolle d’Egitto; ma considerare la storia passata vera maestra di vita, nel senso di far tesoro delle loro acquisizioni e soluzioni, ma guardare avanti per continuare questo fiume ininterrotto della musica dei cristiani.
Penso che non sarà più possibile, in un mondo pluralista e multiculturale imporre un unico linguaggio, un unico stile, un’unica lingua, un unico gregoriano. Perché scandalizzarsi se anche all’interno delle varie assemblee liturgiche si praticassero una pluralità di gesti sonori, di stili diversi, di progetti operativi rispettosi del mistero, del rito, delle persone, della musica?
- Infine, rifletto, che dobbiamo sempre più considerare il gesto sonoro e non il singolo canto, all’interno di una celebrazione. Gesto sonoro che comprende parole e musica, accompagnamento ed esecuzione, solisti ed assemblea, ed inoltre quel misto di “imponderabile e di indicibile” che succede in ogni celebrazione.
- Allora, qual è il futuro della musica sacra? Essa si evolverà così come si evolvono le nostre assemblee celebranti. E sono fermamente convinto che bisogna ripartire dalla preghiera delle nostre assemblee, perché il canto viene dopo; bisogna ripartire dalla visione di chiesa che abbiamo, perché la musica segue tale convinzione. Occorre imparare a celebrare, riscoprendo l’arte del celebrare, la bellezza del celebrare; dopo avremo anche la nuova arte musicale.
Bisogna che la musica liturgica esprima l’indicibile e l’ineffabile, diventi segno e simbolo di realtà che trascendono il terreno.
(2005)
Prospettive per il futuro
Alcune conclusioni e proposte operative per il futuro.
Formare! formare! formare!
Formare i formatori e i docenti.
Formare i seminaristi e i religiosi.
Formare i sacerdoti e i vescovi.
Formare gli organisti, i direttori, i cantori, i vari strumentisti.
Occorre che nel piano pastorale diocesano annuale, siano previsti corsi per la formazione dei musicisti di chiesa.
In ogni parrocchia dovrebbe essere presente l’incaricato del canto, insieme a quello della caritas e della catechesi. Bisogna istituire, in ogni parrocchia, il ministero di fatto dell’animatore musicale della liturgia.
Investire forze ed energie nella formazione dei responsabili musicali delle nostre chiese. Il livello della preparazione degli animatori musicali deve innalzarsi sempre di più; va bandita dalle nostre chiese l’incompetenza, la faciloneria, la impreparazione. Bisogna investire energie e soldi in questo settore della formazione musicale. È l’unica strada che darà frutti duraturi, già li stiamo raccogliendo. E tale preparazione la si acquisisce con scuole diocesane e istituti diocesani di musica sacra e con tutta una serie di iniziative varie: corsi estivi, giornate di studio, seminari di lavoro, fascicoli, libri, riviste e pubblicazioni varie.
- Nessuna nostalgia sentimentale per il passato o rimpianto delle cipolle d’Egitto; ma considerare la storia passata vera maestra di vita, nel senso di far tesoro delle loro acquisizioni e soluzioni, ma guardare avanti per continuare questo fiume ininterrotto della musica dei cristiani.
Penso che non sarà più possibile, in un mondo pluralista e multiculturale imporre un unico linguaggio, un unico stile, un’unica lingua, un unico gregoriano. Perché scandalizzarsi se anche all’interno delle varie assemblee liturgiche si praticassero una pluralità di gesti sonori, di stili diversi, di progetti operativi rispettosi del mistero, del rito, delle persone, della musica?
- Infine, rifletto, che dobbiamo sempre più considerare il gesto sonoro e non il singolo canto, all’interno di una celebrazione. Gesto sonoro che comprende parole e musica, accompagnamento ed esecuzione, solisti ed assemblea, ed inoltre quel misto di “imponderabile e di indicibile” che succede in ogni celebrazione.
- Allora, qual è il futuro della musica sacra? Essa si evolverà così come si evolvono le nostre assemblee celebranti. E sono fermamente convinto che bisogna ripartire dalla preghiera delle nostre assemblee, perché il canto viene dopo; bisogna ripartire dalla visione di chiesa che abbiamo, perché la musica segue tale convinzione. Occorre imparare a celebrare, riscoprendo l’arte del celebrare, la bellezza del celebrare; dopo avremo anche la nuova arte musicale.
Bisogna che la musica liturgica esprima l’indicibile e l’ineffabile, diventi segno e simbolo di realtà che trascendono il terreno.
(2005)